Riflessioni: "Prepariamoci a vivere alla giornata" "Come flebile stelo" "Sogni da coltivare" Lettera di addio di un nonno ricoverato in una RSA Con una semplice e-mail chiunque può iscriversi al sito con l'impegno di partecipare con le proprie riflessioni e i propri commenti
Riflessioni Prepariamoci a vivere alla giornata In tempo di coronavirus, rimane ancora da dire qualcosa a noi profani a quanto quotidianamente scienziati veri o improvvisati affermano per essere smentiti il giorno dopo da un loro collega. Credo che qualcosa da dire ci sia ed io ci voglio provare. Ci sono tante cose, tanti particolari tutti importanti, ancora da chiarire e che meriterebbero risposte che finora non sono arrivate ma che, sarà soltanto una sensazione la mia?, qualcuno le dovrebbe pur avere. La domanda, della quale quasi nessuno parla, e che più mi incuriosisce, riguarda la profezia (dicembre 2014) di Barack Obama, allora presidente degli USA: “arriverà una malattia che si trasmetterà per via aerea e sarà mortale”. Pare troppo semplice ora pensare all’epidemia, che pur c’è stata, di ebola ma come egli stesso poi precisò, non arrivava per via aerea e riguardava soltanto il continente nero. Più tardi arrivò il Covid 19. Ciò che mi domando è se la sua fu solamente una profezia azzeccata o non piuttosto il risultato del lavoro dei suoi servizi di intelligence. Mistero! E mi colpisce anche quanto più recentemente, sempre lui, rivolgendosi ai sindaci americani, si espresse con queste parole.” Dite la verità, parlate chiaramente, parlate con empatia, circondatevi di persone brillanti”, per concludere con un ammonimento. “Prendetevi cura dei più deboli”. Non mi pare sia stato molto ascoltato dai nostri attuali governi. Ma vorrei lasciare questo ambito, troppo alto perché vi possa accedere io e farmi invece una domanda: “Cos’è, cosa ci dice, come ci costringe questo virus”? A me dice, per esempio, che ci ha colti completamente impreparati, che forse qualcuno ha tenuto nascoste informazioni importanti; per quale scopo?. Mi dice ancora, e non sarò troppo tenero, che abbiamo una classe politica dove troppo pochi sono quelli “illuminati”, impreparati a governare quella che, nonostante tutto, è ancora la settima potenza economica mondiale che si ritrova, dopo decenni di malgoverno, con un debito pubblico spaventoso, in Europa secondo solo alla Grecia. E ancora, come mai la Germania era già preparata a tutto e che, con l’Olanda, che sulla carta geografica occupa lo spazio di un francobollo, riesca ancora a dettare legge? Ma non è tutto: quanto spende annualmente l’Italia nella ricerca scientifica? L’1,5% del proprio debito pubblico, corrispondente a circa 12 miliardi (molto poco rispetto a tutti gli altri Paesi europei) che da sempre vengono distribuiti a pioggia ai vari dicasteri che, come prima incombenza, si ritrovano a dover pagare i loro troppo numerosi funzionari. Avrete fatto caso che i nostri (ma non solo loro) politici, anche quelli più influenti, sono sempre più preoccupati per la propria greppia, a raggranellare voti per il proprio partito che non per il bene del Paese? In Italia, è risaputo che vivono sessanta milioni di abitanti ma forse non è altrettanto risaputo che ben cinque milioni sopravvivono al di sotto della soglia di povertà. Cosa diceva a questo proposito Obama? Com’è la relazione di noi, comuni mortali, col coronavirus? Reclusi in casa da quasi due mesi, cosa ne facciamo di tutto questo tempo libero che ci ritroviamo? Chi us il demolitore per fa lavori in casa, per la delizia dei vicini, chi prepara o ha già preparato l’orto, chi legge, chi passa la giornata in poltrona davanti alla TV alla ricerca sempre delle notizie più recenti, chi su consiglio/ordine preciso della propria lei, fa ordine nelle proprie troppe scartoffie che sempre scartoffie non sono. Quest’ultimo è l’impegno che, in larghissima parte, spetta a me e che significa riprendere in mano raccolte, tante raccolte, di escursioni con una grande quantità di foto, di sport, di ferie, di viaggi. In questo “lavoro” credo che la miglior medicina sia la pazienza perché, se il momento risveglia profonde nostalgie, esso offre anche l’opportunità di fare un reset totale cercando di capire cosa vale davvero, apprezzare le cose ora diventate piccole e quelle che sarebbero andate dimenticate nella polvere. Offre anche l’opportunità di capire che non è la rincorsa al denaro al arricchire, ma che tanti altri valori, tanti piccoli gesti arricchirebbero di più. Una camminata, una passeggiata, la riscoperta di qualche amicizia dimenticata. tuttavia si prende piacevolmente atto soprattutto di un ambiente familiare rinnovato, di una rinnovata amicizia, la riscoperta piacevole, dopo ormai tanti anni, che la tua lei è una provetta cuoca capace di allestire piatti e dolci mai sperimentati prima, capace di farti ancora innamorare. Che siamo ancora in grado, come si faceva tanti anni fa, di tagliarci i capelli a vicenda. Ma poi vuoi mettere? Una telefonata e ti portano in casa la verdura, un’altra telefonata e arriva nientemeno che il pesce fresco (mai mangiato così spesso il pesce!) o i trapianti per l’orto. Verrebbe quasi da chiedersi perché non continuiamo, per propria scelta, la reclusione? Ma non esageriamo, anche se, ad essere sincero, pensare di uscire dopo tanto tempo, spaventa un po’, come mi spaventa l’inizio di questa ormai imminente e tanto chiacchierata “fase due”. Tutti sappiamo che il virus, come tutti gli altri virus contro i quali ci vacciniamo (alla faccia dei “no-vax) può ripresentarsi. Non so invece se qualcuno può ritenersi sicuro, fuori pericolo. Ci troveremo un pochino a disagio a riprendere la nostra normalità, che non sarà più tanto “normale”, fra gente che si incontra su strade rimaste deserte a lungo e soprattutto immersi nuovamente in un traffico che sarà ancora caotico come e più di prima. E non ci rimarrà altro che mettersi in attesa di una patente di immunità che, per ora, nessuno ci sa dire se e quando saremo in grado di guadagnarci. E allora prepariamoci a vivere alla giornata!. | Come flebile stelo Voglia di scuotersi di dosso il torpore piatto e pesante di un tempo fuori dal tempo. Bisogno di scrutare in profondità le emozioni le ragioni di una vita sconosciuta. Un cuore disorientato colpito da una realtà aggrovigliata che ci circonda. Poesia ripiegata su se stessa come flebile stelo nel disagio di domande che non trovano risposta. 19.4.2020 | Sogni da coltivare Non emozioni non audacia di osare con introvabili parole: poesia ammutolita che nulla più sa di amicizia di musica, di amore, di libertà. Silenzi a coprire voci roche schiamazzi di chi non sa: è sempre tempo di mietitura per chi sogni non sa coltivare. 19.4.2020 | Coronavirus, lettera d'addio di un nonno ricoverato in una Rsa: parole dolci per i nipoti e rabbia per l'indifferenza Gli anziani hanno pagato il prezzo più alto. Il coronavirus ha colpito nel modo più duro, strappando loro la vita. Portando via una generazione di nonni, senza che le persone più care, mogli, mariti, figli e nipoti, abbiano potuto almeno salutarli. La solitudine prima della morte. E l'indifferenza. Emozioni che deve aver provato un anziano signore, che con tutta la sua lucidità, mentre era ricoverato in una delle molte strutture di riposo per anziani, ha scritto una lettera da quella che definisce una "prigione dorata". Senza neanche sapere, se quelle sue parole, messe nero su bianco, sarebbero mai giunte nelle mani di chi gli voleva bene. Da questo letto senza cuore scelgo di scrivervi cari miei figli e nipoti. (L’ho consegnata di nascosto a Suor Chiara nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla). Comprendo di non avere più tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua età Elisa mia cara» scrive l'anziano signore nella lettera pubblicata dal sito interris.it. Di lui sappiamo solo l'età, 85 anni e che probabilmente era un avvocato e che forse chiama per nome una giovane donna, la nipote. La lettera Da questo letto senza cuore scelgo di scrivervi cari miei figli e nipoti. (L’ho consegnata di nascosto a Suor Chiara nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla). Comprendo di non avere più tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua età Elisa mia cara. E’ l’unica persona che in questo ospizio mi ha regalato qualche sorriso ma da quando porta anche lei la mascherina riesco solo a intravedere un po’ di luce dai suoi occhi; uno sguardo diverso da quello delle altre assistenti che neanche ti salutano. Non volevo dirvelo per non recarvi dispiacere su dispiacere sapendo quanto avrete sofferto nel lasciarmi dentro questa bella “prigione”. Si, così l’ho pensata ricordando un testo scritto da quel prete romagnolo, don Oreste Benzi che parlava di questi posti come di “prigioni dorate”. Allora mi sembrava esagerato e invece mi sono proprio ricreduto. Sembra infatti che non manchi niente ma non è così…manca la cosa più importante, la vostra carezza, il sentirmi chiedere tante volte al giorno “come stai nonno?”, gli abbracci e i tanti baci, le urla della mamma che fate dannare e poi quel mio finto dolore per spostare l’attenzione e far dimenticare tutto. In questi mesi mi è mancato l’odore della mia casa, il vostro profumo, i sorrisi, raccontarvi le mie storie e persino le tante discussioni. Questo è vivere, è stare in famiglia, con le persone che si amano e sentirsi voluti bene e voi me ne avete voluto così tanto non facendomi sentire solo dopo la morte di quella donna con la quale ho vissuto per 60 anni insieme, sempre insieme. In 85 anni ne ho viste così tante e come dimenticare la miseria dell’infanzia, le lotte di mio padre per farsi valere, mamma sempre attenta ad ogni respiro e poi il fascino di quella scuola che era come un sogno poterci andare, una gioia, un onore. La maestra era una seconda mamma e conquistare un bel voto era festa per tutta la casa. E poi, il giorno della laurea e della mia prima arringa in tribunale. Quanti “grazie” dovrei dire, un’infinità a mia moglie per avermi sopportato, a voi figli per avermi sempre perdonato, ai miei nipoti per il vostro amore incondizionato. Gli amici, pochi quelli veri, si possono veramente contare solo in una mano come dice la Bibbia e che dire, anche il parroco, lo devo ringraziare per avermi dato l’assoluzione dei miei peccati e per le belle parole espresse al funerale di mia moglie. Ora non ce la faccio più a scrivere e quindi devo almeno dire una cosa ai miei nipoti… e magari a tutti quelli del mondo. Non è stata vostra madre a portarmi qui ma sono stato io a convincere i miei figli, i vostri genitori, per non dare fastidio a nessuno. Nella mia vita non ho mai voluto essere di peso a nessuno, forse sarà stato anche per orgoglio e quando ho visto di non essere più autonomo non potevo lasciarvi questo brutto ricordo di me, di un uomo del tutto inerme, incapace di svolgere qualunque funzione. Certo, non potevo mai immaginare di finire in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me è stato come entrare già in una cella frigorifera. In questi mesi mi sono anche chiesto più volte: ma quelli perché hanno scelto questo lavoro se poi sono sempre nervosi, scorbutici, cattivi? Una volta quell’uomo delle pulizie mi disse all’orecchio: “sai perché quella quando parla ti urla? Perché racconta sempre di quanto era violento suo padre, una così con quali occhi può guardare un uomo?”. Che Dio abbia pietà di lei. Ma allora perché fa questo lavoro? Tutta questa grande psicologia, che ho visto tanto esaltare in questi ultimi decenni, è servita solo a fare del male ai più deboli? A manipolare le coscienze e i tribunali? Non voglio aggiungere altro perché non cerco vendetta. Ma vorrei che sappiate tutti che per me non dovrebbero esistere le case di riposo, le rsa, le “prigioni” dorate e quindi, si, ora che sto morendo lo posso dire: mi sono pentito. Se potessi tornare indietro supplicherei mia figlia di farmi restare con voi fino all’ultimo respiro, almeno il dolore delle vostre lacrime unite alle mie avrebbero avuto più senso di quelle di un povero vecchio, qui dentro anonimo, isolato e trattato come un oggetto arrugginito e quindi anche pericoloso. Questo coronavirus ci porterà al patibolo ma io già mi ci sentivo dalle grida e modi sgarbati che ormai dovrò sopportare ancora per poco…l’altro giorno l’infermiera mi ha già preannunciato che se peggioro forse mi intuberanno o forse no. La mia dignità di uomo, di persona perbene e sempre gentile ed educata è stata già uccisa. Sai Michelina, la barba me la tagliavano solo quando sapevano che stavate arrivando e così il cambio. Ma non fate nulla vi prego…non cerco la giustizia terrena, spesso anche questa è stata così deludente e infelice. Fate sapere però ai miei nipoti (e ai tanti figli e nipoti) che prima del coronavirus c’è un’altra cosa ancora più grave che uccide: l’assenza del più minimo rispetto per l’altro, l’incoscienza più totale. E noi, i vecchi, chiamati con un numeretto, quando non ci saremo più, continueremo da lassù a bussare dal cielo a quelle coscienze che ci hanno gravemente offeso affinché si risveglino, cambino rotta, prima che venga fatto a loro ciò che è stato fatto a noi. | Scritti e versi sono coperti dai diritti d'autore Per la tutela dell'ambiente, se non vi è strettamente necessario, evitate la stampa Postato 22 Aprile 2020 -
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Commenti:
Quanto alle tue considerazioni, sarebbe necessario scrivere pagine e pagine per esporre tutto quello che si pensa sul tema, anche perché ne abbiamo ascoltate talmente tante da uscirne frastornati.
Credo non ci volesse un indovino per prevedere che prima o poi la pandemia sarebbe arrivata, ne parlavano gli addetti ai lavori, ben conoscendo i rischi. Aggiungi che il nostro mondo viene maltrattato da lungo tempo con deforestazioni continue, inquinamenti di ogni tipo e una situazione di aumento spaventoso della popolazione mondiale che abita per metà in metropoli affollatissime dove il contagio è facilissimo.
C'è o ci sarebbe da riflettere molto e cercare di modificare i comportamenti; hai visto anche tu che, in assenza di umani, la natura si riprende velocemente gli spazi; basterebbero duecento anni senza di noi e il pianeta rinascerebbe....
Purtroppo non ho molta speranza che, passata (dopo lungo tempo) la pandemia ci siano comportamenti più virtuosi; l'uomo ha sempre imparato poco dai suoi disastri. Speriamo!
Per finire ti comunico che oggi, dopo ventuno giorno di clausura, finalmente sono andato nell'orto per due orette e mi è sembrato così bello! Mi hanno "liberato" con l'esito del secondo tampone, anche questo negativo.
Tu lo sai già ma per gli amici dico che una febbre alta per tre giorni, dal 2 aprile, mi ha collocato d'ufficio fra i presunti COVID, anche se sono più che certo di non aver avuto niente del genere ma di questi tempi è così. Ora sono tornato "normale", come quasi tutti recluso con facoltà di giro dell'isolato (senza cane) a distanza congrua (mai definita) e in attesa di maggio per avere, forse, qualche libertà in più. Mi basterebbe un giretto in montagna, non cinema, no ristoranti, no mondanità, solo natura! Ancora una volta.... speriamo.
Caro Saverio,
hai ragione che il problema richiederebbe pagine e pagine ma queste lasciamo che siano i giornalisti a scriverle.
Avverto subito il desiderio di dirti che sono contentissimo per te, e spero anche per Mirna: meglio un controllo in più, forse non così necessario, come mi pare voglia dire tu, che tanti e tanti tamponi non fatti quando invece ce ne sarebbe stato di bisogno.
Se si segue un po' la televisione, se ne impara sempre qualcuna di nuove ma certezze ancora zero: che nessuno osi prima di avere il vaccino pronto e nelle quantità necessarie.
La natura si riprenderebbe velocemente se l'uomo, sto faimalón, non ci mettesse sempre del suo. Quale verità!
E già ti vedo goderti l'orto che io mi godo da qualche tempo e che, pur nel suo piccolo, tanto sa dare. Accontentarsi di cose piccole sarebbe già un buon comportamento da tenere ora che, impavidi, ci mettono sulla soglia della fase due.
Non mi vergogno ad affermare che sono spaventato; fra il resto, sia per età, sia per patologie croniche preesistenti, io sarei il soggetto tipo a rischio.
E d'altro canto nemmeno l'economia può essere dimenticata.
Ma,come dici tu infine, SPERIAMO.
tante riflessioni, tanti pensieri…, ma le poesie si conficcano nel cuore e io piuttosto che di dilungarmi in aggrovigliate riflessioni ti rispondo "poesia per poesia"
E così sei qui. Indefinito in questa primavera.
Scalfito dentro un pensiero senza forma né rumore.
La questione si ripete: la vita e la morte.
io e tanti altri siamo salvi; forse
ma chi è morto è morto da solo.
Compari senza ombra e infetti,
ogni ora minacciata.
Morti e contagiati, l'economia rallenta,
la terra e l'aria respirano insieme.
sotto la pioggia si piegano i fiori,
un cane si ripara
e una donna carica di spesa accelera il passo,
l'arcobaleno di Vanessa esposto
e le bicicletta di Giovanni ha la ruggine dei giorni fermi.
Dentro la noia e la paura scivola il mondo,
fa finta di niente, a volte piange.
Io lo sento da lontano
come sparito.
Un abbraccio virtuale a tutti
Grazie a Carla per la bella poesia, che è un pensiero lucido e realista su questi tempi strani, e grazie per l'abbraccio virtuale che mi sento di ricambiare.
Prima di tutto mi fa molto piacere per Saverio che si sia tutto risolto per il meglio!
E poi, caro Guido, che bella ventata di "leggerezza" porta la poesia in questi giorni pesanti e incerti! Grazie a te, quindi, anche per la novità dell'uso dell'italiano che nulla toglie alla tua bravura, e a Carla!
Anch'io ho visto ieri la lettera citata da Saverio ed è veramente toccante; a questo proposito ho letto la riflessione di uno psicologo che parla di "lutto soffocato, che deve essere ossigenato perchè possa respirare a pieni polmoni: il dolore che si narra, che ha pieno diritto di cittadinanza quando trova luoghi, persone, momenti per essere raccontato e accolto da altri, diminuisce, nell’immediato, la sua carica angosciante, permettendo un iniziale senso di maggior sollievo e minore solitudine..."
E vorrei anche fare un piccolo omaggio a Luis Sepùlveda, che ha combattuto tante battaglie contro le disuguaglianze e in favore dei diritti civili ma che non è riuscito a sconfiggere questo malefico virus, citando un suo pensiero che mi piace molto: "Non serve a niente una porta chiusa: la tristezza non può uscire e l'allegria non può entrare" Quindi, spalanchiamo le nostre porte, sperando che in qualche modo si possa anche uscire con qualche limitazione in meno!
Contraccambio con molto piacere abbracci virtuali a tutti e buone giornate!
Ciao Carla e grazie molte: hai fatto bene a non dilungarti, l'avevo già fatto io e hai fatto ancora meglio a regalarci questi tuoi versi che io apprezzo moltissimo.
La questione si ripete: vita o morte. Ma quanto ad essere salvi, ce ne corre. Ma tutto ciò nulla toglie ai tuoi versi che, ripeto, trovo bellissimi. A te l'aria di Rumo ispira e sono contento per te e anche per noi che possiamo goderne.
Un abbraccio.
Rieccomi Saverio e grazie per la tua premura. Semplicemente commovente la lettera a cui ti riferisci: l'abbiamo ascoltata anche noi e davvero ho intenzione di vedere se riuscirò a recuperarla. Oltre che commovente ti dà anche l'esatta misura di come una persona lucida, viva la sua esperienza del virus dentro ad una casa di cura, solo, senza l'abbraccio dei suoi cari.
Buona giornata e buon orto, con un caro saluto anche a Mirna.
Ciao Annamaria e grazie di esserci non solo con la tua consueta puntualità ma anche e soprattutto con la tua saggezza e delicatezza. La lettera cui faceva riferimento Saverio, credo l'abbiamo ascoltata in tanti. Io stamattina ero di nuovo nelle peste con la posta elettronica: incredibile! e non ho avuto tempo di tentare di recuperarla, cosa che però intendo fare poi.
Il tuo "brava" a Carla, che ho già espresso anch'io, è laramente meritato. È una ragazza imprevedibile e sempre ispirata cui fanno bene le arie del suo paesell e certamente non solo quelle..
È tempo di buoni propositi questo ma anche di tante canagliate, da cui è necessario guardarsi. Grazie per la tua raccomandazione/invito ad uscire a fare due passi: sto cercando di capire cosa ne pensa Laura perché purtoppo io, per più motivi, sono considerato soggetto a rischio. Figurati se non ne avrei voglia: te lo lascio immaginare! E infine, molto piacere mi fanno le parole che riservi alle mie due poesie. Ne avevo un paio in dialetto pronte ma non ho ancora risolto tutti i probeli con questo mio computer e con la posta elettronica che mi perseguita.
Grazie ancora, ciao e buona giornata.
Ciao Daniela e anche a te grazie per esserci fedele e puntuale amica. E grazie per le tue considerazioni a proposito delle quali vorrei aggregarmi anch'io al ricordo di Luis Sepulveda, finora non ricordato ed a quella importante sua frase che molto fa riflettere: apriamo quindi le nostre porte, non teniamole sprangate che non giova a nessuna. Grazie per i complimenti sui nostri versi che io dirotterei con piacere, come già fatto, su quelli di Carla. La lettera di quell'anziano ha toccato, nel profondo, tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarla. Il parere dello psicologo mi pare largamente condivisibile. Se riuscirò a recuperarla, le troveò un posto qui, fra i nostri commenti. E infine, brava per aver ricordato la recuperata "libertà" di Saverio; ci siamo messaggiati o sentiti qualche volta e sono convinto che, alla fine, con la sua Mirna, abbia tirato un bel sospiro di sollievo. Adesso magari si romperà la schiena nell'orto ma questo sarebbe nulla.
Un abbraccio a te e naturalmente a Roberto e buona giornata.
Sono contenta di ritrovarci qui, che quasi non ci speravo più
Sono contenta che Saverio abbia potuto tornare nel suo orto, con il sollievo dei tamponi negativi e in tempo per i trapianti
Sono contenta di ritrovare poesie in mezzo a pensieri scuri e a immagini di morte
E quindi? Grazie a voi poeti della vita
Non credo di sbagliarmi, ma la lettera che abbiamo sentito nel telegiornale di Mentana e che ci ha commosso è la stessa lettera di addio del nonno che hai riportato tu nello spazio sotto le poesie. Mi erano rimaste impresse alcune frasi che tu riporti in grassetto. "L'odore della mia casa. La dignità di uomo."
Un'altra frase ho scolpita in testa. L'ha detta una figlia raccontando la morte del padre che invocava aiuto con lo sguardo. Aveva "fame di aria" e lei non poteva aiutarlo.
Pensavo di essere avvezza alla precarietà. Pensavo di aver imparato a misurarmi con la fragilità, con il dolore, con la limitatezza.
Ma questa volta la precarietà colpisce tutti, squassa ogni certezza, spezza il tempo, svuota i luoghi.
Nell'alternarsi di paure e di speranze, siamo sempre più orfani di sicurezze e cerchiamo una voce salda nella scienza, e la scopriamo tentennante.
Ma poi penso che anche da questo sconvolgimento può nascere qualcosa di inaspettato. Spero nella forza di quei ragazzi che non si stancano di difendere la natura, spero nella forza delle comunità, nella forza dei popoli che resistono e non soccombono.
Spero nella voglia di coltivare sogni radicati nelle messi di mietitura dei nonni.
E domani festeggiamo la liberazione
I miei alunni africani, confinati nei centri di accoglienza, lontani dalla famiglia spesso minacciata dalla malattia, senza più nemmeno i pochi lavori saltuari... mi danno sempre una grande lezione di vita resistente. Da oggi il Ramadan dà loro un sentimento di solidarietà ancora più forte.
A tutti un abbraccio
Ciao Renata, con questo tuo lunghissimo e nutritissimo commento, mettiamo il giusto suggello alla giornata, una giornata che a me ha dato tanta soddisfazione nel ritrovare amici, con le loro considerazioni, che rischiavo di perdere. Una bella giornata dicevo anche se, ma credo sia una maledizione, la posta ancora non funziona e ciò dopo che solo l'altroieri ho spedito le newsletter. Avrei avuto bisogno, ancora da stamattina, di parlare con Laura ma pazienza, non posso proprio dire altro.
Il tuo commento Renata è, come al solito, molto ricco di spunti e di considerazioni profonde e mai improvvisate che tengono conto anche di quanto ha scritto chi ti ha preceduta. Desideravo precisare che la lettera del nonno ricoverato in in casa di riposo, aggiunta al post soltanto in un secondo tempo,è stata da me ripresa e riportata paro paro: ciò che è in grassetto lo era già, io non ho aggiunto o tolto nulla. E vedo che siamo in tanti ad avela già sentita leggere da Mentana e siamo ancora in tanti ad aver provato commozione e rabbia.
"Avevo fame di aria" è davvero una frase forte che non può lasciare indifferenti, soprattutto se qualcuno ha avuto la disavventura di provare cosa materialmente significa. "la mia dignità di uomo è stata già uccisa". A scrivere è un avvocato che ora, al posto di un nome, ha un numero.
Del tuo intervento, ciò che mi colpisce di più è un breve capoverso, due righe, dove tu alludi e dici di te: delle tue passate e presenti "fragilità", del tuo dolore e della tua limitatezza. Ebbene pensavo che, conoscendoti un po', se tu usi questi termini nei tuoi confronti, io, potrei intonare laudi di giubilo; ad ognuno il proprio, verrebbe da dire. Ma poi tu hai il pregio di trovare subito la nota di ottimismo, che a me spesso invece manca, quell'ottimismo che ti fa avere fiducia nei giovani e nei popoli che, pur fra mille difficoltà e persecuzioni, resistono. Non si è mai troppo vecchi per imparare! Per me, di imparare anche alla tua scuola.
Grazie Renata
Ho fatto questa scelta mio malgrado molti anni fa, 24 per essere precisi, e devo ammettere di trovarmi bene nonostante il tempo che ci ho messo per entrare in questo ordine di idee.
E i sogni li coltivo sempre, anche se "vivere alla giornata" con i sogni ha poco a che fare.
Buon tutto ad entrambi ed ai visitatori del sito
Diaolin
Ciao Diaolin e grazie della visita, sempre gradita. Più che solo un titolo impegnativo, "vivere alla giornata" in questo caso lo vedrei doppiamente impegnativo in quanto non conseguenza di una scelta bensì di un'imposizione. E le imposizioni pesano sempre. Poi ognuno la viva come sa. Per conto mio, prevedo che a me peserà.
Un salutone
Che dire.... ormai le parole si sono spese in questo periodo "nero" della nostra vita.
Abbiamo perso una generazione di nonni. Non ci sono più. Il nostro passato.
Ormai siamo entrati in una fase di vita condizionata da queste pestilenze. Dovremo farsi i conti con ogni influenza che faremo. C'è da sperare solo nella fortuna di non "cascarci dentro".
Io lavoro al Centro d. Ziglio, un covo, che sta ancora facendo i conti con l'isolamento di ospiti, di dipendenti, di gente in ansia in attesa del responso dei tamponi. A proposito, io ho fatto il terzo e.... aspetto.
Ora che si può uscire di casa, almeno per passeggiare un po', si vede in giro tanta gente che non rispetta le minime regole "impartite" o "consigliate".
E' vero che ognuno fa ciò che vuole della sua salute, ma penso che bisognerebbe pensare anche alle persone che ci stanno attorno.
Io non vedo mia figlia e mia nipote da più di due mesi e non le vedrò ancora per molto, anche se fino ad ora sono risultata negativa ai tamponi.
La paura c'è e non mi vergogno di dirlo.
Cari amici, in attesa di poterci vedere fisicamente mando un abbraccio a tutti.
Caro Guido e cara Ivonne a presto.
Ciao Anna,
le parole non erano ancora state dette tutte: mancavano le tue così vere, così vissute e quindi così toccanti. Ci eravamo messaggiati, è vero, ma non ti aspettavo più: ti sapevo in ben altre faccende affaccendata.
... un covo che sta ancora facendo i conti con l'isolamento di gente in ansia. Sapevo del tuo secondo ma non credevo che ci sarebbe stato bisogno poi anche di un terzo tampone. E sei ancora in attesa mentre troppe sono le realtà che parlano di menefreghismo o quantomento di leggerezza: bisogna proprio cascarci dentro per rendersene conto? Incredibile! Credo che ti manchino molto tua figlia e tua nipote e mi auguro che per la prima le cose vadano meglio. E credo alla paura che ancora provi, tu più di chiunque di noi, così immersa come sei in questo problema.
Cara Anna, anch'io, anche a nome degli altri amici, non vedo l'ora che si possa tornare alla normalità e che, guardandoci negli occhi, siamo ancora capaci di sorridere e di stringerci tutti in un abbraccio.
Grazie per la tua toccante testimonianza.